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this is a bilingual blog written by a single mom who is like many others but who somehow is also different :-)

martedì 21 gennaio 2014

la messa della domenica

È domenica mattina (si è svegliato già il mercato, direbbe Baglioni) e come tutte le domeniche mia madre mi ha tirato giù dal letto di buon’ora per mandarmi a messa. A me ‘sta cosa fa un po’ imbestialire, primo perché vorrei dormire, e di brutto. Secondo perché non capisco per quale motivo i miei a messa non ci vengano mai e ci spediscano soltanto me. Devo ammettere che potrei in effetti, volendo, dormire un’ora in più e andare alla messa delle 11.30 anziché a quella delle 10. Solo che tra il dormire un’ora di meno e la messa delle 11.30, il male minore è perdere il sonno. La messa delle 11.30 è uno strazio, ci vanno solo i vecchietti, la predica è eterna e i canti sono delle nenie. Almeno a quella delle 10 c’è il coro dei ragazzi con la chitarra, la predica dura quel tanto che basta e poi, se mi va bene, vedo Filippo. Fatto sta che mi alzo controvoglia, mi lavo la faccia e i denti, mi vesto e mi sistemo un po’ e poi esco per andare a suonare ad Angelica, che viene sempre a messa con me. Mal comune, mezzo gaudio, dicono. Anche se Angelica un filo più convinta di me lo è. Ma non ci vuole molto.

Arrivo di fronte a casa sua che lei si sta già chiudendo il portoncino alle spalle.

«ciao Selvaggia.»
«ciao Angi.»

Selvaggia non è un soprannome, mi chiamo davvero così. I miei sono riusciti a farmi battezzare per vie traverse dal secolare amico di famiglia (manco abbia vissuto tre vite e conosciuto i miei trisavoli), Padre Sabatti. Fosse stato per uno come Padre Alfredo, che storce il naso ogni volta che sente pronunciare il mio nome e ancora non si capacita di chi possa esser stato quell’eretico che mi ha battezzato davvero, mi chiamerei Genoveffa. O giù di lì.

«Che facciamo? Aspettiamo ancora un attimo? Tanto è presto…»
«Andiamo, va’. Che ad aspettar Filippo e i suoi, che magari poi vengono in macchina come domenica scorsa, finisce che arriviamo tardi noi. E Padre Alfredo annota tutto…»

Ci incamminiamo sul marciapiede in direzione della chiesa. È una calda mattina di aprile, il sole splende, gli uccellini cinguettano, e io cammino verso la messa decisamente malvolentieri. Che se manco vedo Filippo, allora tanto valeva davvero restare a dormire e sentirle su.

«Angi, tu credi che abbia senso tutto questo?»
«Tutto questo cosa, scusa?»
«Questo. Il fatto che io sia qui che cammino accanto a te in direzione della chiesa solo perché me l’hanno imposto… o perché l’idea di commetter peccato mi tormenta…»
«Guarda che sarei stata volentieri a dormire e peccare anch’io... »
«No, tu non puoi capire. Non vai a scuola dalle suore, tu. Voglio dire, tu puoi benissimo sapere che perder messa non rientra nei sette peccati capitali, eppure per Suor Clotilde lo è e non perde occasione per ricordartelo. Oltretutto quella donna ha una capacità di persuasione tale che finisci per crederci anche tu…»
«Pensi che senza Suor Clotilde io certe cose non me le senta dire lo stesso? Non hai sentito Padre Alfredo giovedì a dottrina?»
«Non c’ero giovedì a dottrina, ricordi? Ero a casa a studiare per la verifica di mate…»
« Chi non visita la casa del Padre commette un grande peccato! »
«Io visiterei più volentieri casa di Filippo. Lì sì che, almeno nelle intenzioni, il grande peccato lo commetterei davvero…»
«Scema…»
«A parte gli scherzi, Suor Clotilde va persino oltre. Lei dice che andare a messa senza prestare ascolto alla parola di Dio è come non andarci. Anzi, è persino peggio! In pratica pecchi due volte… io ci penso e ci ripenso, è più forte di me. E mi chiedo cosa ci faccio qui… E mi rimorde la coscienza di brutto. »
«Cosa ci fai qui? Posso ricordarti che ci dobbiamo cresimare il mese prossimo?... Oh Selvaggia, guarda. Filippo e i suoi stanno arrivando dal parcheggio…»
«Oh cavolo! E adesso che facciamo? Siamo praticamente davanti al portone? Con che scusa ci fermiamo qui fuori?»
«Niente scuse, tira dritto e entriamo. Punto.»
«Come entriamo? Deve entrare prima lui! Sennò io come lo scelgo il banco? Rischio di non vederlo e… lo so, lo so, se vado avanti così col piffero che Don Alfredo mi cresima a maggio… uff, va bene, entriamo…»

Prima di varcare il portone di legno mi volto e dò una veloce sbirciatina. Sì, stanno arrivando. Filippo indossa il maglione rosso che gli ho regalato al compleanno. Cioè, non è che proprio glielo abbia regalato IO, eravamo in gruppo. Ma io l’ho scelto, io lo sono andata a comprare e io gli ho dato il pacchetto alla festa. E poi sono talmente invasata che pensare che quello sia il MIO maglione mi pare il minimo che io possa fare. Per giunta il rosso gli sta benissimo e a me sembra che oggi sia persino più bello del solito. Fingendo totale indifferenza al suo arrivo, seguo Angelica all’interno della chiesa e mi accomodo al banco da lei prescelto, pregando (in chiesa si può ben pregare, no?) che Filippo scelga un posto dove posso vederlo…

Pochi istanti dopo siamo tutti seduti, la messa è iniziata e le mie preghiere sono state esaudite. I suoi hanno infilato dritti come fusi il banco di fronte al nostro. Sua mamma ci ha anche sorriso, e lui pure. Non siedono proprio di fronte a noi, siamo leggermente sfalsati. Io gioisco, non poteva andarmi meglio. Anche Angelica ha cercato di far commenti in proposito, ma l’ho zittita subito, che, vicini come siamo, finisce che ci sentono. E son rovinata. Oh là, son proprio contenta. Da qui ho una visuale perfetta. Vedo il maglione rosso e il suo viso di tre quarti. Certo, non posso mettermi a fissarlo duro, altrimenti con la coda dell’occhio mi sgama. Ma un’occhiatina ogni tanto mi riesce lanciarla senza problemi. E poi devo fingermi un minimo devota. Lui a quanto pare, a messa ci viene convinto, mica come me. E se mi tenesse d’occhio? Dalla posizione in cui si trova potrebbe farlo benissimo. Meglio che non sappia con che razza di peccatrice ha a che fare… Mentre penso a tutte queste cose, non ascolto una parola della messa e vedo volteggiare nell’aria cuoricini immaginari ma dello stesso punto di rosso del maglione, mi vedo già dentro al confessionale il prossimo giovedì:

«Padre, mi confessi, perché ho peccato...»
«Dimmi, figliUola…» Padre Alfredo quella U ce la mette sempre.
«Ho perso messa…»
«Ma come? E quando? Dall’ultima volta che ti ho assolto, io a messa ti ho sempre vista. Casomai potresti dirmi che hai perso dottrina, ma la messa mi par proprio di no...»
«Lei, Padre, ha visto solo il mio corpo. Il mio corpo era qui, ma io, in realtà, ero altrove… Pensi, per Suor Clotilde ho persino peccato doppio… »
No, non glielo posso dire. Qui davvero mi gioco la cresima…

Mi ripiglio dalle mie fantasie che siamo ormai giunti al momento cruciale: lo scambio del segno di pace! Quando Filippo ed io siamo seduti vicini, vado in fibrillazione mezz’ora prima solo perché devo dar la mano ai suoi ed anche a lui. E so già che le mie guance diventeranno rosse paonazze come il suo maglione, ma mica mi posso tirare indietro e non scambiar la pace! Con loro, poi! E allora, respiriamo profondamente e che pace sia.

«La pace del Signore sia sempre con voi.»
«E con il Tuo Spirito.»
«Scambiatevi un segno di pace.»

La prima a voltarsi è sua mamma. Ne intercetto la mano prima che lo faccia Angelica, che intanto si dedica a suo padre e a lui. Poi tocca a me dare la pace a suo padre, Filippo lo lascio sempre per ultimo, come una sorta di dulcis in fundo. Quando arriva il suo turno, mi allunga la mano, serio serio. Ma a me, che probabilmente ormai sono posseduta o poco ci manca, pare abbia gli occhi che ridono. Invece che col suo palmo, il mio entra in contatto con uno strano oggetto apparentemente di plastica e apparentemente più o meno quadrato. La sua mano spinge di proposito l’oggetto contro la mia ed io, che ormai vedo rosso (ma non è il maglione!), capisco che, qualunque cosa sia, devo tenerla, è qualcosa per me. Mi approprio dell’oggetto misterioso e, senza guardarlo, me lo infilo dentro la tasca dei jeans. Poco più tardi, mentre Angelica va a far la comunione con Filippo e tre quarti degli astanti, approfitto e lo estraggo dalla tasca per vedere cosa sia. È una galatina al latte. La mia caramella preferita! Potrei svenire per molto meno. E ho il cuore a mille. Lo cerco tra la folla, il rosso del maglione mi aiuta a identificarlo, si sta avvicinando a passo tranquillo, ma stranamente, sebbene si sia appena cibato del corpo di Cristo, non tiene gli occhi bassi come fanno le pie vecchiette devote. Guarda me dritta in faccia e sorride appena. Poi si siede, ma anche di spalle ho idea che stia sorridendo. Io a questo punto sono fuori di me e, poiché ho ormai perso qualsiasi speranza di ricordare anche solo una parola pronunciata nel corso di questa messa, prevedo che Suor Clotilde domani s’infurierà, ma me ne frego. Filippo mi ha regalato una galatina e io son troppo felice.

«La messa è finita, andate in pace.»
«Rendiamo grazie a Dio.»
Io rendo grazie anche un po’ a Filippo, se non ti dispiace, Dio.

Ci incrociamo per un istante sul sagrato, prima che loro si dirigano verso il parcheggio e giusto il tempo per un saluto fugace.

«Ciao Selvaggia, ci vediamo presto.»
«Ciao…»

E lì sento che le mie guance di nuovo avvampano facendo impallidire persino il maglione.
Poi Angelica ed io ci riavviamo verso casa. Lungo la strada lei parla, parla, parla, io ascolto sì e poi no. Ho la testa altrove, il cuore in volo e la mano nella tasca dei jeans stringe la galatina.

«Selvaggia, si può sapere che ti prende? Sei assente e taciturna… Non sei contenta che hai visto Filippo?»
«Scusa. È che sto pensando ancora a Suor Clotilde e alla faccenda di non seguire la messa anche se ci vai…»

Ecco, adesso ho anche mentito. Giovedì mi toccherà confessarmi, non ce n’è. Ho perso messa (anche se c’ero) e ho mentito alla mia migliore amica. Uff, di questo passo davvero non mi cresimerò mai…


questo racconto partecipa all'EDS rosso come il peccato de La Donna Camèl
insieme a :

  1. Melusina con Gloria mundi
  2. Dario con Lisa Borletti
  3. Dario con Turi Pappalardo
  4. Dario con Lucevan li occhi suoi più che la stella
  5. Gordon Comstock con Il peccato più grande
  6. Fulvia con Biancaneve
  7. Melusina con Red Velvet
  8. Hombre con Present continuous
  9. Angela con Pensiero stupendo - trilogia
  10. Gabriele con Cave cave deus videt
  11. Io Camèl con Vedo rosso
  12. Melusina con L'amore ai tempi dei nonni
  13. Pendolante con La confessione
  14. Melusina con Mille papaveri rossi
  15. Gabriele con Pesci bianchi, pesci rossi
  16. Michela con Apple
  17. Pendolante con Generazioni
  18. Lillina con Iago
  19. Cielo ccon il pantone, altro che rosso
  20. Calikanto con Tabarin
  21. Hombre con nove primi venerdì
  22. Melusina con I salami della Beppina
  23. Leuconoe con Sogno di un pomeriggio di mezzo autunno
  24. Il Pendolo con Il treno rivelatore
  25. Kernit il Rospo con Aspettando Geova






domenica 12 gennaio 2014

casse per smartphone fai da te - DIY smartphone loudspeaker

il titolo del post dice già tutto e io sono mentalmente stanca e troppo pigra per scrivere molto, quindi lascerò che a 'parlare' siano le foto (che novità, eh?). ciò che, purtroppo, dalle foto non si evince è il suono. o meglio la differenza di suono in uscita dallo smartphone con e senza dispositivo fai da te. il mio consiglio spassionato è: provate! non ve ne pentirete. 

ps: l'idea l'ho presa da una foto vista in internet da smartphone ma non ne ho salvato il link.

this post title says it all and I'm mentally tired and too lazy to write much, hence I'll leave that photos 'talk' for themselves (what a surprise, huh?). what, unfortunately, the photos cannot show is the sound. or rather the difference in sound output from your smartphone with and without DIY device. therefore my advice is quite simple: just try it! you won't regret it.
 
ps: the idea came to me thanks to a photo I had seen in internet from my smartphone, without saving the link. 
 
© singlemamafranny - all rights reserved
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giovedì 2 gennaio 2014

21 buoni motivi - 21 good reasons #5

anche quest'anno voglio portare avanti quella che per me è ormai una tradizione. salutare e ringraziare l'anno che se ne va per tutte quelle piccole cose che, in qualche modo, lo hanno reso grande e mi hanno alleggerito il peso di ciò che forse proprio piacevole non era stato ma che andava comunque vissuto.

inizialmente i buoni motivi erano 21 - ed ecco da dove viene il titolo del post, ma ben presto mi sono resa conto che 21 son troppo pochi ed ho ampliato la lista a mia discrezione.

anche stavolta mi fermo a 101 volutamente, anche se potrei scrivere oltre.
anche stavolta dico grazie di tutto.
e attendo con gratitudine anticipata l'anno nuovo ormai alle porte.

1. i fuochi d'artificio di capodanno visti dalla finestra sui monti
2. un giro con la slitta nel bosco
3. il primo giorno di scuola dell'ometto
4. casa luna
5. i giri in slittino
6. i miei angeli
7. un 'cafè peligroso' senza caffè
8. un idromassaggio a cielo aperto
9. le lasagne de la Donna Camèl
10. la FITS 
11. il concerto di Mario Biondi
12. la Rosy & il Bensa
13. una mattina a Crema col bel muso
14. Ugo al bar e i pizzini di Peppe al Coral Beach
15. il libro degli EDS
16. i pensieri nudi di Elena
17. Vienna in abito da sera
18. *quella* assoluta prima volta
19. il suo primo dente perso
20. *quel*l'aereo sopra la mia testa
21. i cantuccini di Hombre
22. Wolken al Leopold Museum
23. la chiacchierata con Enikö sulla terrazza dell'hotel
24. un aperitivo amarcord a Prato
25. l'articolo che Rosa ha lasciato nella mia cassetta della posta
26. tu sei fuori. e anch'io sono fuori.
27. l'indiano delle collane al coral beach
28. il primo abbraccio di Hombre
29. un libro arrivato in sud africa nel giorno giusto
30. Dracula in Triennale e il brunch con la sorella
31. *suo* papà
32. la giornata con quelli degli EDS
33. *quella* telefonata (molto inaspettata)
34. la Cami
35. l'Arnes Café & Restaurant
36. 1Q84
37. l'ometto in spiaggia
38. i baci al contrario
39. l'incontro con la bionda in Mariahilferstraße
40. il farmacista uguale a Silente
41. Robert Doisneau con la sorella
42. Frozen il regno di ghiaccio
43. Ogni istante di te e di me di Alex Capus
44. la stanza delle adolescenti all'Arnes
45. la mia stalker
46. la casa di Fulvia
47. Innsbruck a giugno
48. il buono dell'amore
49. Lillina finalmente
50. un pranzo col boss austriaco
51. noi nella vita reale, 5 anni dopo
52. i toy boys incontrati di notte
53. il 25h hotel
54. la grigliata coi gentori single
55. quei baci sulla porta
56. mamma sei il mio amore assoluto
57. l'sms della mattina di natale
58. Samsa in love
59. mi sembravi concentrata...
60. l'alba di stamattina
61. la terrazza di casa luna
62. fabio e claudia
63. pippis
64. il mio piccolo chef personale
65. Innsbruck a novembre
66. la steam pod e i miei capelli
68. ti ho mai detto di smettere?
69. ....
70. il Technisches Museum di Vienna
72. il prof dei sogni
73. la collana a cuore avuta dalla mamma
74. la doccia del grand hotel europa
75. la cioccolata bianca alla vaniglia
76. sugli sci dopo xxxmila anni
77. il pupazzo di neve fatto con l'ometto
79. Davidgasse, 4
80. le mie pareti dipinte
81. la *sua* mano all'improvviso
82. la coppetta mestruale
83. planes
84. gli spritz sulla spiaggia
85. il geco gino
86. un abbraccio (con urlo) alla frecciarossa
87. il vale in cameretta
88. sotto la doccia
89. le foto dal cile
90. l'ometto e la pallavolo
91. un amante del jazz (e non solo)
92. il Purty Kitchen
93. alien
94. faccialibro
95. le risate con la Rosy
96. una proposta inaspettata via whatsapp
97. un segno in vetrina
98. il mio nonno preferito
99. la commessa di Balina
100. tu lo sai che questa è una cosa folle, vero?
101. una seratona vip a verona

also this year I want to pursue what has become a tradition for me, I want to greet and thank the year that is closing for all thise little things that, somehow, made it great and have lightened the weight of what perhaps was not so pleasant but that was still worth living.

once there were just 21 good reasons - hence the title of the post - but I realized quite soon that 21 were too few and I decided to increase the list.

once again I deliberately stop at 101, even if I could write more.
once again I say thanks for everything.
and I'm already looking with gratitude for the new year which is just around the corner.

1. New Year's Eve fireworks seen from the window on the mountains
2. a ride on a sleigh in the woods
3. my little boy's first day at school
4. casa luna
5. our rides on the sled
6. my angels
7. a 'café peligroso' (dangerous coffe) without coffee
8. a jacuzzi under the open sky
9. la Donna Camèl's lasagna
10. IFSP
11. Mario Biondi live
12. la Rosy & il Bensa
13. a morning in Crema with a sweet girl
14. Ugo at the bar and Peppe's pizzinis at the Coral Beach
15. the EDS book
16. Elena's naked thoughts
17. Vienna in a long dress
18. *that* first time ever
19. his first lost tooth
20. *that* plane over my head
21. Hombre's cantuccini
22. Wolken at the Leopold Museum
23. a couple of words with Enikö on the hotel terrace
24. a drink with a couple of very old friends in Prato
25. Rosa's pages in my post box
26. you are out of mind. and I am out too.
27. the indian man with necklaces at the Coral Beach
28. Hombre's first hug
29. a book delivered in South Africa on the right day
30. Dracula in Triennale and a brunch with my sister
31. *his* father
32. EDS people' day
33. *that* (totally unespected) telephone call
34. Cami
35. Arnes Café & Restaurant
36. 1Q84
37. my little boy on the beach
38. reversed kisses
39. the meeting with my blond friend in Mariahilferstraße
40. the farmacist looking like Dumbledore
41. Robert Doisneau with my sister
42. Frozen
43. Alex Capus' beautiful novel
44. the teenagers' bedroom at the Arnes Hotel
45. my stalker
46. Fulvia's place
47. Innsbruck in june
48. the love voucher
49. Lillina at last
50. a business lunch with the boss
51. us in real life, 5 years later
52. those toy boys met during the night
53. the 25h hotel
54. a grill party amongst single parents
55. those kisses at the door
56. mom you are my absolute love
57. that sms on xmas morning
58. Samsa in love
59. you seemed focused...
60. this morning dawn
61. casa luna's terrace
62. fabio and claudia
63. pippis
64. my personal little chef
65. Innsbruck in november
66. my steam pod and my hair
67. Enrico Fazio's Shibui
68. have I ever told you to give up?
69. ...
70. Vienna's Technisches Museum
71. Friedensreich Hundertwasser
72. the dreams teacher
73. mom's heart necklace
74. the shower at Grand Hotel Europa
75. vanilla white chocolate
76. wearing skis after xxxxthousend years
77. building a snowman with my little boy
78. Vienna's zoo
79. Davidgasse, 4
80. my repainted walls
81. *his* hand, unexpected
82. my menstrual cup
83. planes
84. drinks on the beach
85. Gino the gecko
86. a hug (with scream) at the shopping center
87. valentino rossi in his bedroom
88. under the shower
89. some pics from Chile
90. my little boy playing volley
91. (not just) a jazz lover
92. the Purty Kitchen pub
93. alien
94. facebook
95. bursting out with laughter with la Rosy
96. an unexpected proposal via whatsapp
97. a sign on a shop window
98. my favourite grandpa
99. Balina's shopgirl
100. you know that this is crazy, don't you?
101. a vip party in verona

domenica 15 dicembre 2013

dissolvenza in nero



Da quando lei aveva abbassato le luci ogni cosa attorno pareva aver perso il suo colore originale. Il mio portafogli poggiato sul piano lucido della scrivania, le mie scarpe rimaste a metà strada sulla moquette, come se fossero incerte se andare o restare. Forse persino più di me. Il cinturino del mio orologio, che mi ero volutamente tolto subito per non guardarlo. Io che di tempo non ne ho mai ero lì a rubare il tempo a un altro tempo per concedermi del tempo per vivere. Ammesso che esistano le sfumature di nero, in quella stanza c’erano tutte. Io, almeno, riuscivo a scorgerle ovunque.

Avevo saputo che lei era in città quasi per caso. L’avevo cercata dove alloggiava di solito, invano. Prima che la delusione mi afferrasse e mi inducesse a pensare che doveva andare così, mi ero connesso al wifi dell’aeroporto e avevo imbastito una ricerca alla cieca scegliendo una decina di hotel in base alla tipologia degli stessi e appuntandomene il numero di telefono in fretta a penna sul tovagliolo di carta che mi avevan dato poco prima insieme al caffè, nero e bollente, come piace a me. Avevo trascritto i numeri talmente in fretta che pareva dovessero partire da un momento all’altro anche loro, povere schegge di inchiostro nero in fuga. Poi li avevo chiamati, uno ad uno, chiedendo in reception di lei, con la voce ferma e sicura di chi sa quel che fa, che dentro tremavo dovevo saperlo solo io. Nei primi sei hotel, mi avevano detto, desolati ma non troppo, non risultava alcun ospite con quel nome. Prima che la signorina del settimo mi mettesse in comunicazione con la stanza 224 – era stata involontariamente così gentile da fornirmi quella preziosa informazione in più – avevo già riagganciato.

Quattro ore dopo, giusto quanto mi ci era voluto per il volo, l’atterraggio, il recupero del bagaglio e della mia auto e il tragitto per arrivare in città, bussavo alla porta della stanza 224, pregando che la signorina della reception mi avesse detto il numero giusto. O di aver capito bene io, che con la testa non c’ero proprio e, per complicarmi la vita, avevo persino parlato l’idioma locale, che detesto ma capisco. O almeno credo. «Room service»  avevo detto, subito dopo aver bussato, mentre nella mia testa faceva capolino l’idea che lei potesse tranquillamente essere ancora fuori, dopotutto eran da poco passate le nove. E invece la porta di lì a poco si aprì ed io venni investito dalla sua risata schietta e da due occhi felici, probabile specchio dei miei.

Ne era seguito un mix di incredulità gioia amore follia brividi parole mani che si stringono occhi che ridono labbra che si ritrovano. Poi lei si era quasi scusata: «Lo so. Non sembro abbastanza sorpresa. È che sì, non ti aspettavo. Ma, sai com’è, in fondo, io ti aspetto sempre… ». Poi, mentre io mi liberavo delle scarpe e del resto, si era addentrata nella stanza, aveva abbassato le luci, sprimacciato il cuscino, spostato il libro dal letto al comodino e sintonizzato il canale radio sul jazz.

Fu allora che scomparvero i colori, cedendo il passo a tutto quel nero. Fu come se una mano invisibile avesse calato una cappa su ogni oggetto scuro ma normalmente dotato di altri distinguo cromatici, ammantandolo e annerendolo come fa il fumo della candela, quasi che tutto volesse armonizzare con quel poco che di nero davvero c’era in quella stanza: i suoi capelli e la sua lingerie. O piuttosto con il nero che, travestitosi da voce a martellarmi nella testa i suoi lo sai che non dovresti essere qui, tentava a forza di insinuarsi dentro di me, quando io sapevo benissimo di non voler essere altrove.

Il cubetto di cioccolata che lei mi mise in bocca poco dopo, staccandolo dalla tavoletta poggiata sul comodino, fu inaspettatamente bianco. Aveva la stessa dolcezza e la stessa consistenza liscia e chiara della sua pelle, che a me, seppur goloso impenitente, risultava persino più attraente. Mi ci tuffai.

Capii mentre l’amavo il perché di tutto quel nero. I colori, tutti i colori del mondo erano dentro di lei, come se lei li avesse assorbiti, anche se non mi era affatto chiaro come ciò fosse potuto accadere. Forse li aveva mangiati, pensai. Aveva aperto quella sua magnifica bocca e li aveva inghiottiti, uno ad uno. Tutti, tranne il nero che doveva invece avere omesso dal suo pasto – non so dire se volutamente o per distrazione – dal momento che era rimasto fuori. Per una frazione di secondo immaginai il cameriere in livrea che avevo incrociato in corridoio – era da lui che avevo preso l’idea di annunciarmi come room service – che, solo qualche ora prima, le porgeva su di un enorme vassoio d’argento una tavolozza di colori e le serviva la cena nel salone ristorante. L’immagine scomparve in un lampo, così com’era venuta. Lasciai che i suoi seni e la sua pelle le si sovrapponessero e mi riportassero al presente.

Poco dopo toccò a me riempirmi di colori. Il nero, ancora una volta, rimase fuori. Quello che aveva tentato di insinuarsi dentro era sparito nell’istante in cui lei mi aveva baciato, mettendo a tacere tutte le voci dentro la mia testa. No, davvero non volevo essere altrove. Semmai era lei il mio altrove. E ora che, mentre l’amavo, potevo viverla e fondermi con lei, sentivo il cuore e la vita e tutti i colori che lei mi regalava (o forse erano i miei che non sapevo più di avere e lei mi aveva soltanto aiutato a ritrovarli) pulsarmi dentro all’unisono, coautori di una sinfonia non scritta. Pensai ad alcune tele di Jason Pollock, imbrattate di schizzi di pittura policroma, e immaginai che la mia anima fosse diventata molto simile ad un suo quadro e poi, di nuovo, non volli pensare più a niente.

Più tardi, mentre mi rivestivo e mi accingevo a lasciare quella stanza – cercando di non pensare al dolore che comportava la sola idea di dover lasciare anche lei e di focalizzarmi su quanto ero stato bene – mi accorsi che gli oggetti intorno a noi erano divenuti ancora più cupi, prede silenziose della mano invisibile e del suo manto nero deputato ad avvolgerli. Persino il cinturino del mio orologio mi parve non aver più ripreso il suo colore originario, nemmeno dopo che lo ebbi rindossato.

Il bacio con cui mi congedai da lei quella sera è il mio ultimo ricordo a colori. Da che mi son lasciato quella porta alle spalle, per dissolvenza, tutto nella mia vita si è tinto di nero. E io, da allora, brancolo nel buio.

questo racconto partecipa (ma anche no) all'
insieme a :

martedì 3 dicembre 2013

calendario dell'avvento fai da te 2.0 - DIY advent calendar 2.0

a cosa servono due giorni a casa non preventivati, oltre che a tentare di sgominare febbre e virus malefici? a fare lavoretti. e trovare il tempo - anche se giusto un filo in ritardo sulla tabella di marcia - per un progetto rimasto nel cassetto anche troppo a lungo.

adoro i calendari dell'avvento. due anni fa ci eravamo limitati ai sacchettini di riciclo. da allora ho sempre cercato qualcosa di esteticamente più gradevole e, soprattutto, di più comodo da maneggiare per un bambino. gira che ti rigira (pintrest santo subito!) mi sono imbattuta in questo blog e non ho più avuto dubbi.

per la mia versione ho stampato la sagoma delle scatoline su cartoncino, sull'altro lato del quale ho invece stampato una carta natalizia che mi piaceva. poi mi sono munita di forbici, cutter, righello, colla e di quell'attrezzino di legno che serve per il cartonage e aiuta a creare le pieghe nel cartone. ed ho finalmente riesumato dal mio armadio del craft i numeri di feltro per il calendario dell'avvento che avevo comprato in fiera secoli fa.

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how can you use two not budgeted days at home trying to win fever and an evil virus? doing craft . and finding time - even if just a bit late on the roadmap - for a project which had remained in the drawer too long .

I love advent calendars . two years ago we used recycled bags. since then I've been looking for something more aesthetically pleasing , and most importantly , more comfortable to handle for a child. turning  around in the net ( Pintrest for president! ) I came across this blog and I no longer had any doubts .

for my version I printed the outline of the boxes on thick paper, on the other side of which I had instead printed a Christmas motive that I liked. I then prepared scissors, cutter, ruler, glue and that wooden thing serving for cartonage which helps creating the folds in the cardboard. and I finally dug up from my closet some felt numbers for the advent calendar I had bought at the fair centuries ago.

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ho poi deciso di fare diversa la scatolina per il 25, che è diventata rossa con sopra gli stessi motivi delle altre scatole. e voilà. adesso dobbiamo solo aspettare di esser guariti, così gli elfi di babbo natale possono venire a riempire il calendario. che con noi in casa, giustamente, mica si fanno vedere eheheh...

I then decided to do a different box for the 25th, which is red and has the same subjects of the other boxes. and voila. now we are just waiting to be healthy, so that Santa Claus' elves can come to fill up the calendar boxes. since with us two in the house, quite rightly, they are surely not going to show up ...

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domenica 10 novembre 2013

quelli degli EDS - EDS people

prendete un gruppetto di pazzi a cui piace scrivere e che, allo scopo, si aprono un blog (ma alcuni anche no). prendete una spingitrice di pazzi più pazza di loro che si apre un blog per spingere i bloggers a scrivere. prendete gli EDS, Esercizi Di Scrittura della suddetta e fateli diventare una sana abitudine, nonché un punto d'incontro virtuale per i pazzi blogger di cui sopra. prendete gli EDS e la pazza spingitrice e fatene un libro. prendete un errore di stampa in quarta di copertina volutamente mai più corretto e invece che dei blogger avrete persino bei blogger. e poi prendete una casa in centro a milano (splendida!), una padrona di casa di classe e di cuore, mettete la spingitrice alla testa del binario 10 ad aspettare con una teglia di lasagne e fate arrivare svariati treni dalle direzioni più disparate, da cui far scendere alcuni dei bei blogger di cui sopra muniti di cibo e vino sufficienti per sfamare un reggimento provato da una lunga carestia e saprete tutto ciò che avete bisogno di sapere in merito alla giornata odierna.

le parole, le risate, le emozioni non ve le racconto. me le tengo per me. vi mostro la casa, quella sì. vista  attraverso i miei occhi e e ri-vista attraverso il mio editor di foto.

ps: abbiamo mangiato talmente 'poco' che l'acronimo EDS è già stato ribattezzato Eventualmente Digeriremo Sabato.

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take a bunch of crazy people who like to write and who, on this purpose, opened a blog ( but some of them did not) . take a crazy people's pusher who is even crazier than them and who opens a blog to push bloggers to write. take the crazy pusher's EDS, the italian acronym for Writing Exercises and let them become a healthy habit as well as a virtual meeting point for the insane bloggers mentioned above. take both the EDS and the crazy pusher and make a book out of it. take a printing error on the back cover which hasn't then deliberately been corrected and instead of some bloggers you'll have beautiful bloggers. and then take a (gorgeous!) flat in the center of milan, a hostess with class and heart, put the pusher at the top of track 10 to wait with a pan of lasagna and let several trains arrive from different directions, let come down from those trains some of the beautiful bloggers with wine and food sufficient to feed a regiment tested by a long famine, and you will know everything you need to about today.

I'm not revelaing the words, the laughters and the emotions. I prefer to keep them for me. I'm going to show you the flat, instead. view through my eyes and
and re- view through my photo editor.

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