bilingual blog

this is a bilingual blog written by a single mom who is like many others but who somehow is also different :-)

sabato 1 marzo 2014

giorno 4 - day 4

felicità è dare una mano al paesello 
per i festeggiamenti carnevaleschi di domani

happiness is lending a hand in our little community 
for tomorrow's carnival party   

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venerdì 28 febbraio 2014

vai col veggie - let's go veggie

ho deciso di svuotare la dispensa. ergo compro solo frutta e verdura e pochi prodotti freschi. e quando arrivo in cucina, scelgo gli ingredienti e creo.

I have decided to eat what's already in my kitchen. hence I'm buying only some fruits, some vegetables and some fresh products. and when I get to cooking I simply choose a couple of ingredients and I invent .

ho anche deciso di ridurre parecchio il consumo di proteine animali, soprattutto di carne.

I have also decided to eat less animal proteins and most of all less meat.

ed ecco l'invenzione di stasera: le polpette vegetariane.

ingredienti:
1 scatola di fagioli borlotti bio
1 uovo bio
erbe (menta, dragoncello, mix vari)
sale, pepe e curry
70 g di farina di farro bio
olio evo bio q.b.

si frullano i fagioli nel mixer con le erbe. si aggiungono uovo, farina, sale e pepe. si formano delle polpette schiacciate che vanno leggermente infarinate e cotte in padella in un filo d'olio in modo che facciano la crosticina. e poi si mangiano. slurp!

here's what I invented tonight: veggie meatballs (with no meat).

ingredients:
240 g of boiled organic beans
1 organic egg
herbs (mint, extragon, various mixes)
salt, pepper and curry powder
70 g of spelt organic flour
extravirgin organic olive oil

just put in the mixer beans and herbs and go. then add egg, salt, pepper, curry, spelt flour and mix again. make some balls and make them flat. put a little bit of spelt flour around them and fry in a pan with a little beat of olive oil. and  then just eat them. slurp!

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giorno 3 - day 3

il libro ordinato in biblioteca e arrivato con tempismo perfetto.

the book I had asked to my library which arrived at the perfect moment.

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giovedì 27 febbraio 2014

giorno 2 - day 2

guardare fuori dalla finestra dell'ufficio e scoprire 
che non piove più, rende felici

looking outside of the office window and discovering 
that it's not raining anymore makes you happy.

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mercoledì 26 febbraio 2014

giorno 1 - day 1

un'ora (quasi) tutta per me dall'estetista

a whole hour (almost) all for me at the beauty center

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#100happydays

era da un po' che cercavo un pretesto per ridare vita a questo blog ormai quasi in disuso. ora, finalmente, l'ho trovato. ho accettato la sfida di #100happydays e per 100 lunghi giorni ho intenzione di pubblicare il mio momento felice del giorno. o almeno uno di essi.

chi si aggrega?

I have been looking for a good reason to bring back to life this rarely used blog. I have found it at last! I have joined the challenge of #100happydays and from now on for the next 100 days I'm going to publish my happy moment of the day. or at least one of them.

is anybody joining in?

martedì 18 febbraio 2014

la scatola verde

Mi ero lasciato cadere in quella che, fino a pochi giorni prima, era stata la sua poltrona. Il tonfo sordo che ne era derivato ricordava quello di un sacco di patate accasciatosi sull’asfalto dopo esser stato gettato in malo modo dal carretto dell’ortolano.
Sebbene il suo corpo fisico non fosse ormai più parte di questo mondo, ne avvertivo la presenza muta e ingombrante in mezzo ai suoi mobili e fra le sue cose, forse persino più di prima, come se tuttora si aggirasse per casa furtivamente e controllasse in silenzio le mie mosse.
Sul tavolino ai miei piedi campeggiava la busta che mi aveva consegnato diversi anni prima e sulla quale, con mano allora ancora ferma, aveva scritto a penna blu “Da aprire alla mia morte”. Il ricordo vivido del momento in cui mi aveva dato quella busta, della mia reazione brusca e di come mi aveva subito messo a tacere – io l’ipotesi che lei morisse proprio non la volevo prendere in considerazione – ora che invece la sua morte mi toccava accettarla, mi pareva si svolgesse davanti ai miei occhi come un cortometraggio amatoriale.
Tirai un lungo respiro e mi allungai per prendere la busta. La tenni fra le mani qualche istante e poi mi decisi a lacerarne il lembo superiore. Dal foglio bianco di carta spessa, i tratti decisi d’inchiostro blu mi vennero incontro, muti soldatini tutti messi belli in fila e disposti con grande rigore e pazienza. Non c’era nulla di affrettato nella grafia, che mi appariva anzi risoluta e decisa.

«Arturo, mio caro, se stai leggendo queste parole vuol dire che io ho ormai raggiunto un'altra vita. O un'altra dimensione. O comunque che sto proseguendo il mio cammino altrove e non più su questa terra. Ti conosco fin troppo bene e confido nel tuo amore per me per poter anche solo dubitare che questa busta sia stata aperta anzitempo. Così come son certa che sia tu, ora, a leggere queste poche righe e non qualcun altro. So che custodirai questa busta in un luogo sicuro e lontano da occhi indiscreti e mani curiose, senza nemmeno che io abbia bisogno di chiedertelo.
Quello che voglio dirti è molto semplice: nell’armadio grande della stanza degli ospiti, terza e quarta anta partendo dalla finestra, sul fondo, ci sono due grandi contenitori di stoffa a pois col coperchio. In uno ci sono i miei cappelli. Nell’altro ci sono sciarpe e guanti. In quello, sul fondo, c’è una scatola verde. Vorrei che, una volta finito di leggere questa lettera, tu la andassi a prendere e ne esaminassi il contenuto.
Ti basti sapere che dentro quella scatola c’è una parte molto importante e molto felice della mia vita. Non farti domande inutili, che non troverebbero risposta. Le risposte, Arturo, avrei potuto dartele soltanto io e, se proprio avessi voluto farlo, lo avrei fatto in vita e non certo attraverso uno scritto postumo. È che quelle risposte, in realtà, hanno senso solo per me. E per la mia anima. Se lascio che ora tu ti affacci su quella parte della mia vita sebbene come se tu potessi soltanto sbirciare attraverso uno spiraglio, è solo perché non voglio pensare di essermene andata senza che tu mi abbia conosciuto fino in fondo. O che tu creda che, nella vita, io abbia fondamentalmente solo sofferto. Non è stato così.
Sei libero di fare della scatola e del suo contenuto ciò che meglio credi. Tenerla o buttarla, in fondo per te, che non sei direttamente coinvolto, non dovrebbe fare alcuna differenza.
Solo due cose ti chiedo: rispetto e silenzio.
Non giudicare. Hai comunque in mano soltanto qualche misero frammento di quello che è stato qualcosa di molto vicino all’immenso. Ciò che troverai è la punta dell’iceberg. Tutto il resto è tuttora – giacché la mia anima conta di portarlo con sé ovunque lei sia diretta – dentro di me e di certo non lo si può spiegare.
E, ti prego, non farne parola con nessuno. Ammesso che oltre a me ci sia qualcuno al corrente di quella parte della mia vita, sarà stata una mia precisa scelta l’averla condivisa e sarò eventualmente stata io e io sola a scegliere con chi.
Mi fido di te, ora più che mai. E sono certa che la mia fiducia sia molto ben riposta.
Grazie.
Con l’amore immenso di sempre, mamma.
P.S.: se proprio ti vien da fare qualcosa, sorridi.»

Più che assalito dalla curiosità, ero frastornato e sbalordito, tanto che prima di alzarmi e dirigermi verso l’armadio, rilessi la lettera almeno tre volte, nella vana speranza di trovarci ad ogni nuova scorsa qualche elemento in più. Poi, finalmente, mi decisi.
Non dovetti rovistare a lungo tra i foulard e le sciarpe. La scatola verde era lì.
Era di un verde brillante ma di una tonalità inconsueta. Un verde come in giro se ne vedono pochi, insomma, tranne che forse in natura. Sembrava persino cambiare gradazione di colore a seconda di come vi arrivasse la luce. La scatola era di forma esagonale, ricoperta di morbida pelle, tanto da risultare liscia e piacevole al tatto. Non c’erano lucchetti, né chiusure. Era una semplice scatola con coperchio.
Tornai in salotto, accompagnato dalla muta presenza costante che, non avevo dubbi, mi stava seguendo con aria compiaciuta. Posai la scatola sul tavolo da pranzo ovale e, dopo aver inspirato a fondo, l’aprii.

Il giorno seguente, prima che gli addetti delle pompe funebri chiudessero la bara, chiesi di poter restare solo con lei qualche minuto. Essendo l’unico erede diretto nonché l’unico figlio, il permesso mi fu accordato senza problemi. Al mattino presto, quando ero arrivato e non c’era nessuno, avevo prontamente nascosto la scatola verde sotto al tavolino su cui era posato il crocifisso, giacché la spessa tovaglia di velluto porpora che lo ricopriva toccava terra e non lasciava intravvedere nulla. Rimasto solo, chiusi la porta alle mie spalle, mi chinai a prendere la scatola, la mostrai alla mamma, proprio come se lei potesse vedermi, e la infilai con cura nell’angolo destro in fondo alla bara, accanto ai suoi piedi. Dovetti faticare un poco per non farla sporgere, ma una volta tirato per bene il telo di raso che avrebbe fatto da eterno lenzuolo a quel corpo esanime, fui fiero di constatare che non si vedeva nulla.
Riaprii le porte, feci accomodare i signori che dovevano fare il loro dovere, diedi un bacio in fronte alla mamma, tirai su il telo fino a coprirla tutta e lasciai la stanza con passo deciso. Stampato in faccia avevo lo stesso sorriso sornione che – ne ero assolutamente certo – in quel momento, ovunque fosse, aveva anche lei.

questo racconto partecipa all'EDS 
insieme a:

Angela con Opera numero 1
Michele Azzeccagarbugli con La sciarpa
Melusina con Un mare d'erba
Hombre con O' nipote mascalzone
Io con La Prinz verde
Lillina con Fili spezzati
Calikanto con Onda verde
Dario con Consigli
Gabriele con Due distinti signori...
Pendolante con Cambiamenti cromatici
Il Pendolo con L’ego di Dio
Melusina bissa con Telefono casa
Melusina supera se stessa con Kate G.
 

martedì 21 gennaio 2014

la messa della domenica

È domenica mattina (si è svegliato già il mercato, direbbe Baglioni) e come tutte le domeniche mia madre mi ha tirato giù dal letto di buon’ora per mandarmi a messa. A me ‘sta cosa fa un po’ imbestialire, primo perché vorrei dormire, e di brutto. Secondo perché non capisco per quale motivo i miei a messa non ci vengano mai e ci spediscano soltanto me. Devo ammettere che potrei in effetti, volendo, dormire un’ora in più e andare alla messa delle 11.30 anziché a quella delle 10. Solo che tra il dormire un’ora di meno e la messa delle 11.30, il male minore è perdere il sonno. La messa delle 11.30 è uno strazio, ci vanno solo i vecchietti, la predica è eterna e i canti sono delle nenie. Almeno a quella delle 10 c’è il coro dei ragazzi con la chitarra, la predica dura quel tanto che basta e poi, se mi va bene, vedo Filippo. Fatto sta che mi alzo controvoglia, mi lavo la faccia e i denti, mi vesto e mi sistemo un po’ e poi esco per andare a suonare ad Angelica, che viene sempre a messa con me. Mal comune, mezzo gaudio, dicono. Anche se Angelica un filo più convinta di me lo è. Ma non ci vuole molto.

Arrivo di fronte a casa sua che lei si sta già chiudendo il portoncino alle spalle.

«ciao Selvaggia.»
«ciao Angi.»

Selvaggia non è un soprannome, mi chiamo davvero così. I miei sono riusciti a farmi battezzare per vie traverse dal secolare amico di famiglia (manco abbia vissuto tre vite e conosciuto i miei trisavoli), Padre Sabatti. Fosse stato per uno come Padre Alfredo, che storce il naso ogni volta che sente pronunciare il mio nome e ancora non si capacita di chi possa esser stato quell’eretico che mi ha battezzato davvero, mi chiamerei Genoveffa. O giù di lì.

«Che facciamo? Aspettiamo ancora un attimo? Tanto è presto…»
«Andiamo, va’. Che ad aspettar Filippo e i suoi, che magari poi vengono in macchina come domenica scorsa, finisce che arriviamo tardi noi. E Padre Alfredo annota tutto…»

Ci incamminiamo sul marciapiede in direzione della chiesa. È una calda mattina di aprile, il sole splende, gli uccellini cinguettano, e io cammino verso la messa decisamente malvolentieri. Che se manco vedo Filippo, allora tanto valeva davvero restare a dormire e sentirle su.

«Angi, tu credi che abbia senso tutto questo?»
«Tutto questo cosa, scusa?»
«Questo. Il fatto che io sia qui che cammino accanto a te in direzione della chiesa solo perché me l’hanno imposto… o perché l’idea di commetter peccato mi tormenta…»
«Guarda che sarei stata volentieri a dormire e peccare anch’io... »
«No, tu non puoi capire. Non vai a scuola dalle suore, tu. Voglio dire, tu puoi benissimo sapere che perder messa non rientra nei sette peccati capitali, eppure per Suor Clotilde lo è e non perde occasione per ricordartelo. Oltretutto quella donna ha una capacità di persuasione tale che finisci per crederci anche tu…»
«Pensi che senza Suor Clotilde io certe cose non me le senta dire lo stesso? Non hai sentito Padre Alfredo giovedì a dottrina?»
«Non c’ero giovedì a dottrina, ricordi? Ero a casa a studiare per la verifica di mate…»
« Chi non visita la casa del Padre commette un grande peccato! »
«Io visiterei più volentieri casa di Filippo. Lì sì che, almeno nelle intenzioni, il grande peccato lo commetterei davvero…»
«Scema…»
«A parte gli scherzi, Suor Clotilde va persino oltre. Lei dice che andare a messa senza prestare ascolto alla parola di Dio è come non andarci. Anzi, è persino peggio! In pratica pecchi due volte… io ci penso e ci ripenso, è più forte di me. E mi chiedo cosa ci faccio qui… E mi rimorde la coscienza di brutto. »
«Cosa ci fai qui? Posso ricordarti che ci dobbiamo cresimare il mese prossimo?... Oh Selvaggia, guarda. Filippo e i suoi stanno arrivando dal parcheggio…»
«Oh cavolo! E adesso che facciamo? Siamo praticamente davanti al portone? Con che scusa ci fermiamo qui fuori?»
«Niente scuse, tira dritto e entriamo. Punto.»
«Come entriamo? Deve entrare prima lui! Sennò io come lo scelgo il banco? Rischio di non vederlo e… lo so, lo so, se vado avanti così col piffero che Don Alfredo mi cresima a maggio… uff, va bene, entriamo…»

Prima di varcare il portone di legno mi volto e dò una veloce sbirciatina. Sì, stanno arrivando. Filippo indossa il maglione rosso che gli ho regalato al compleanno. Cioè, non è che proprio glielo abbia regalato IO, eravamo in gruppo. Ma io l’ho scelto, io lo sono andata a comprare e io gli ho dato il pacchetto alla festa. E poi sono talmente invasata che pensare che quello sia il MIO maglione mi pare il minimo che io possa fare. Per giunta il rosso gli sta benissimo e a me sembra che oggi sia persino più bello del solito. Fingendo totale indifferenza al suo arrivo, seguo Angelica all’interno della chiesa e mi accomodo al banco da lei prescelto, pregando (in chiesa si può ben pregare, no?) che Filippo scelga un posto dove posso vederlo…

Pochi istanti dopo siamo tutti seduti, la messa è iniziata e le mie preghiere sono state esaudite. I suoi hanno infilato dritti come fusi il banco di fronte al nostro. Sua mamma ci ha anche sorriso, e lui pure. Non siedono proprio di fronte a noi, siamo leggermente sfalsati. Io gioisco, non poteva andarmi meglio. Anche Angelica ha cercato di far commenti in proposito, ma l’ho zittita subito, che, vicini come siamo, finisce che ci sentono. E son rovinata. Oh là, son proprio contenta. Da qui ho una visuale perfetta. Vedo il maglione rosso e il suo viso di tre quarti. Certo, non posso mettermi a fissarlo duro, altrimenti con la coda dell’occhio mi sgama. Ma un’occhiatina ogni tanto mi riesce lanciarla senza problemi. E poi devo fingermi un minimo devota. Lui a quanto pare, a messa ci viene convinto, mica come me. E se mi tenesse d’occhio? Dalla posizione in cui si trova potrebbe farlo benissimo. Meglio che non sappia con che razza di peccatrice ha a che fare… Mentre penso a tutte queste cose, non ascolto una parola della messa e vedo volteggiare nell’aria cuoricini immaginari ma dello stesso punto di rosso del maglione, mi vedo già dentro al confessionale il prossimo giovedì:

«Padre, mi confessi, perché ho peccato...»
«Dimmi, figliUola…» Padre Alfredo quella U ce la mette sempre.
«Ho perso messa…»
«Ma come? E quando? Dall’ultima volta che ti ho assolto, io a messa ti ho sempre vista. Casomai potresti dirmi che hai perso dottrina, ma la messa mi par proprio di no...»
«Lei, Padre, ha visto solo il mio corpo. Il mio corpo era qui, ma io, in realtà, ero altrove… Pensi, per Suor Clotilde ho persino peccato doppio… »
No, non glielo posso dire. Qui davvero mi gioco la cresima…

Mi ripiglio dalle mie fantasie che siamo ormai giunti al momento cruciale: lo scambio del segno di pace! Quando Filippo ed io siamo seduti vicini, vado in fibrillazione mezz’ora prima solo perché devo dar la mano ai suoi ed anche a lui. E so già che le mie guance diventeranno rosse paonazze come il suo maglione, ma mica mi posso tirare indietro e non scambiar la pace! Con loro, poi! E allora, respiriamo profondamente e che pace sia.

«La pace del Signore sia sempre con voi.»
«E con il Tuo Spirito.»
«Scambiatevi un segno di pace.»

La prima a voltarsi è sua mamma. Ne intercetto la mano prima che lo faccia Angelica, che intanto si dedica a suo padre e a lui. Poi tocca a me dare la pace a suo padre, Filippo lo lascio sempre per ultimo, come una sorta di dulcis in fundo. Quando arriva il suo turno, mi allunga la mano, serio serio. Ma a me, che probabilmente ormai sono posseduta o poco ci manca, pare abbia gli occhi che ridono. Invece che col suo palmo, il mio entra in contatto con uno strano oggetto apparentemente di plastica e apparentemente più o meno quadrato. La sua mano spinge di proposito l’oggetto contro la mia ed io, che ormai vedo rosso (ma non è il maglione!), capisco che, qualunque cosa sia, devo tenerla, è qualcosa per me. Mi approprio dell’oggetto misterioso e, senza guardarlo, me lo infilo dentro la tasca dei jeans. Poco più tardi, mentre Angelica va a far la comunione con Filippo e tre quarti degli astanti, approfitto e lo estraggo dalla tasca per vedere cosa sia. È una galatina al latte. La mia caramella preferita! Potrei svenire per molto meno. E ho il cuore a mille. Lo cerco tra la folla, il rosso del maglione mi aiuta a identificarlo, si sta avvicinando a passo tranquillo, ma stranamente, sebbene si sia appena cibato del corpo di Cristo, non tiene gli occhi bassi come fanno le pie vecchiette devote. Guarda me dritta in faccia e sorride appena. Poi si siede, ma anche di spalle ho idea che stia sorridendo. Io a questo punto sono fuori di me e, poiché ho ormai perso qualsiasi speranza di ricordare anche solo una parola pronunciata nel corso di questa messa, prevedo che Suor Clotilde domani s’infurierà, ma me ne frego. Filippo mi ha regalato una galatina e io son troppo felice.

«La messa è finita, andate in pace.»
«Rendiamo grazie a Dio.»
Io rendo grazie anche un po’ a Filippo, se non ti dispiace, Dio.

Ci incrociamo per un istante sul sagrato, prima che loro si dirigano verso il parcheggio e giusto il tempo per un saluto fugace.

«Ciao Selvaggia, ci vediamo presto.»
«Ciao…»

E lì sento che le mie guance di nuovo avvampano facendo impallidire persino il maglione.
Poi Angelica ed io ci riavviamo verso casa. Lungo la strada lei parla, parla, parla, io ascolto sì e poi no. Ho la testa altrove, il cuore in volo e la mano nella tasca dei jeans stringe la galatina.

«Selvaggia, si può sapere che ti prende? Sei assente e taciturna… Non sei contenta che hai visto Filippo?»
«Scusa. È che sto pensando ancora a Suor Clotilde e alla faccenda di non seguire la messa anche se ci vai…»

Ecco, adesso ho anche mentito. Giovedì mi toccherà confessarmi, non ce n’è. Ho perso messa (anche se c’ero) e ho mentito alla mia migliore amica. Uff, di questo passo davvero non mi cresimerò mai…


questo racconto partecipa all'EDS rosso come il peccato de La Donna Camèl
insieme a :

  1. Melusina con Gloria mundi
  2. Dario con Lisa Borletti
  3. Dario con Turi Pappalardo
  4. Dario con Lucevan li occhi suoi più che la stella
  5. Gordon Comstock con Il peccato più grande
  6. Fulvia con Biancaneve
  7. Melusina con Red Velvet
  8. Hombre con Present continuous
  9. Angela con Pensiero stupendo - trilogia
  10. Gabriele con Cave cave deus videt
  11. Io Camèl con Vedo rosso
  12. Melusina con L'amore ai tempi dei nonni
  13. Pendolante con La confessione
  14. Melusina con Mille papaveri rossi
  15. Gabriele con Pesci bianchi, pesci rossi
  16. Michela con Apple
  17. Pendolante con Generazioni
  18. Lillina con Iago
  19. Cielo ccon il pantone, altro che rosso
  20. Calikanto con Tabarin
  21. Hombre con nove primi venerdì
  22. Melusina con I salami della Beppina
  23. Leuconoe con Sogno di un pomeriggio di mezzo autunno
  24. Il Pendolo con Il treno rivelatore
  25. Kernit il Rospo con Aspettando Geova






domenica 12 gennaio 2014

casse per smartphone fai da te - DIY smartphone loudspeaker

il titolo del post dice già tutto e io sono mentalmente stanca e troppo pigra per scrivere molto, quindi lascerò che a 'parlare' siano le foto (che novità, eh?). ciò che, purtroppo, dalle foto non si evince è il suono. o meglio la differenza di suono in uscita dallo smartphone con e senza dispositivo fai da te. il mio consiglio spassionato è: provate! non ve ne pentirete. 

ps: l'idea l'ho presa da una foto vista in internet da smartphone ma non ne ho salvato il link.

this post title says it all and I'm mentally tired and too lazy to write much, hence I'll leave that photos 'talk' for themselves (what a surprise, huh?). what, unfortunately, the photos cannot show is the sound. or rather the difference in sound output from your smartphone with and without DIY device. therefore my advice is quite simple: just try it! you won't regret it.
 
ps: the idea came to me thanks to a photo I had seen in internet from my smartphone, without saving the link. 
 
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giovedì 2 gennaio 2014

21 buoni motivi - 21 good reasons #5

anche quest'anno voglio portare avanti quella che per me è ormai una tradizione. salutare e ringraziare l'anno che se ne va per tutte quelle piccole cose che, in qualche modo, lo hanno reso grande e mi hanno alleggerito il peso di ciò che forse proprio piacevole non era stato ma che andava comunque vissuto.

inizialmente i buoni motivi erano 21 - ed ecco da dove viene il titolo del post, ma ben presto mi sono resa conto che 21 son troppo pochi ed ho ampliato la lista a mia discrezione.

anche stavolta mi fermo a 101 volutamente, anche se potrei scrivere oltre.
anche stavolta dico grazie di tutto.
e attendo con gratitudine anticipata l'anno nuovo ormai alle porte.

1. i fuochi d'artificio di capodanno visti dalla finestra sui monti
2. un giro con la slitta nel bosco
3. il primo giorno di scuola dell'ometto
4. casa luna
5. i giri in slittino
6. i miei angeli
7. un 'cafè peligroso' senza caffè
8. un idromassaggio a cielo aperto
9. le lasagne de la Donna Camèl
10. la FITS 
11. il concerto di Mario Biondi
12. la Rosy & il Bensa
13. una mattina a Crema col bel muso
14. Ugo al bar e i pizzini di Peppe al Coral Beach
15. il libro degli EDS
16. i pensieri nudi di Elena
17. Vienna in abito da sera
18. *quella* assoluta prima volta
19. il suo primo dente perso
20. *quel*l'aereo sopra la mia testa
21. i cantuccini di Hombre
22. Wolken al Leopold Museum
23. la chiacchierata con Enikö sulla terrazza dell'hotel
24. un aperitivo amarcord a Prato
25. l'articolo che Rosa ha lasciato nella mia cassetta della posta
26. tu sei fuori. e anch'io sono fuori.
27. l'indiano delle collane al coral beach
28. il primo abbraccio di Hombre
29. un libro arrivato in sud africa nel giorno giusto
30. Dracula in Triennale e il brunch con la sorella
31. *suo* papà
32. la giornata con quelli degli EDS
33. *quella* telefonata (molto inaspettata)
34. la Cami
35. l'Arnes Café & Restaurant
36. 1Q84
37. l'ometto in spiaggia
38. i baci al contrario
39. l'incontro con la bionda in Mariahilferstraße
40. il farmacista uguale a Silente
41. Robert Doisneau con la sorella
42. Frozen il regno di ghiaccio
43. Ogni istante di te e di me di Alex Capus
44. la stanza delle adolescenti all'Arnes
45. la mia stalker
46. la casa di Fulvia
47. Innsbruck a giugno
48. il buono dell'amore
49. Lillina finalmente
50. un pranzo col boss austriaco
51. noi nella vita reale, 5 anni dopo
52. i toy boys incontrati di notte
53. il 25h hotel
54. la grigliata coi gentori single
55. quei baci sulla porta
56. mamma sei il mio amore assoluto
57. l'sms della mattina di natale
58. Samsa in love
59. mi sembravi concentrata...
60. l'alba di stamattina
61. la terrazza di casa luna
62. fabio e claudia
63. pippis
64. il mio piccolo chef personale
65. Innsbruck a novembre
66. la steam pod e i miei capelli
68. ti ho mai detto di smettere?
69. ....
70. il Technisches Museum di Vienna
72. il prof dei sogni
73. la collana a cuore avuta dalla mamma
74. la doccia del grand hotel europa
75. la cioccolata bianca alla vaniglia
76. sugli sci dopo xxxmila anni
77. il pupazzo di neve fatto con l'ometto
79. Davidgasse, 4
80. le mie pareti dipinte
81. la *sua* mano all'improvviso
82. la coppetta mestruale
83. planes
84. gli spritz sulla spiaggia
85. il geco gino
86. un abbraccio (con urlo) alla frecciarossa
87. il vale in cameretta
88. sotto la doccia
89. le foto dal cile
90. l'ometto e la pallavolo
91. un amante del jazz (e non solo)
92. il Purty Kitchen
93. alien
94. faccialibro
95. le risate con la Rosy
96. una proposta inaspettata via whatsapp
97. un segno in vetrina
98. il mio nonno preferito
99. la commessa di Balina
100. tu lo sai che questa è una cosa folle, vero?
101. una seratona vip a verona

also this year I want to pursue what has become a tradition for me, I want to greet and thank the year that is closing for all thise little things that, somehow, made it great and have lightened the weight of what perhaps was not so pleasant but that was still worth living.

once there were just 21 good reasons - hence the title of the post - but I realized quite soon that 21 were too few and I decided to increase the list.

once again I deliberately stop at 101, even if I could write more.
once again I say thanks for everything.
and I'm already looking with gratitude for the new year which is just around the corner.

1. New Year's Eve fireworks seen from the window on the mountains
2. a ride on a sleigh in the woods
3. my little boy's first day at school
4. casa luna
5. our rides on the sled
6. my angels
7. a 'café peligroso' (dangerous coffe) without coffee
8. a jacuzzi under the open sky
9. la Donna Camèl's lasagna
10. IFSP
11. Mario Biondi live
12. la Rosy & il Bensa
13. a morning in Crema with a sweet girl
14. Ugo at the bar and Peppe's pizzinis at the Coral Beach
15. the EDS book
16. Elena's naked thoughts
17. Vienna in a long dress
18. *that* first time ever
19. his first lost tooth
20. *that* plane over my head
21. Hombre's cantuccini
22. Wolken at the Leopold Museum
23. a couple of words with Enikö on the hotel terrace
24. a drink with a couple of very old friends in Prato
25. Rosa's pages in my post box
26. you are out of mind. and I am out too.
27. the indian man with necklaces at the Coral Beach
28. Hombre's first hug
29. a book delivered in South Africa on the right day
30. Dracula in Triennale and a brunch with my sister
31. *his* father
32. EDS people' day
33. *that* (totally unespected) telephone call
34. Cami
35. Arnes Café & Restaurant
36. 1Q84
37. my little boy on the beach
38. reversed kisses
39. the meeting with my blond friend in Mariahilferstraße
40. the farmacist looking like Dumbledore
41. Robert Doisneau with my sister
42. Frozen
43. Alex Capus' beautiful novel
44. the teenagers' bedroom at the Arnes Hotel
45. my stalker
46. Fulvia's place
47. Innsbruck in june
48. the love voucher
49. Lillina at last
50. a business lunch with the boss
51. us in real life, 5 years later
52. those toy boys met during the night
53. the 25h hotel
54. a grill party amongst single parents
55. those kisses at the door
56. mom you are my absolute love
57. that sms on xmas morning
58. Samsa in love
59. you seemed focused...
60. this morning dawn
61. casa luna's terrace
62. fabio and claudia
63. pippis
64. my personal little chef
65. Innsbruck in november
66. my steam pod and my hair
67. Enrico Fazio's Shibui
68. have I ever told you to give up?
69. ...
70. Vienna's Technisches Museum
71. Friedensreich Hundertwasser
72. the dreams teacher
73. mom's heart necklace
74. the shower at Grand Hotel Europa
75. vanilla white chocolate
76. wearing skis after xxxxthousend years
77. building a snowman with my little boy
78. Vienna's zoo
79. Davidgasse, 4
80. my repainted walls
81. *his* hand, unexpected
82. my menstrual cup
83. planes
84. drinks on the beach
85. Gino the gecko
86. a hug (with scream) at the shopping center
87. valentino rossi in his bedroom
88. under the shower
89. some pics from Chile
90. my little boy playing volley
91. (not just) a jazz lover
92. the Purty Kitchen pub
93. alien
94. facebook
95. bursting out with laughter with la Rosy
96. an unexpected proposal via whatsapp
97. a sign on a shop window
98. my favourite grandpa
99. Balina's shopgirl
100. you know that this is crazy, don't you?
101. a vip party in verona